Olimpiadi di Roma e la Decrescita (in)felice

Sinceramente questa scelta di rinunciare alle Olimpiadi a Roma che si sta prospettando in queste ore mi sembra una solenne cretinata.

Non voglio certo dare torto alla Sindaca quando afferma che ogni Olimpiade, così come ogni altra manifestazione di una certa dimensione, sportiva e non, si è tramutata fino ad oggi in uno spreco di denaro pubblico e in una corruzione diffusa per cui meglio rinunciare.
Ha ragione. Com’è andata fino ad oggi non va assolutamente bene.
Ma è giusto per questo rinunciare a fare qualcosa piuttosto che cercare di farla bene? Con regole certe, controlli severi e magari idee per evitare una inutile cementificazione e piuttosto utilizzare ciò che c’è in modo nuovo e creativo?

Certo. Più facile dire di no e togliersi da qualunque impiccio e rischio futuro di indagini della magistratura che potrebbero macchiare il buon nome del Movimento.
Ma questo non mi sembra un modo brillante per evidenziare la propria diversità e le proprie capacità.
Mi sembra di più l’atteggiamento dell’ignavia che Dante relegava appena appena fuori dall’Inferno. Non fare nulla per non rischiare nulla.
Per alcuni aspetti è la realizzazione di quella “Decrescita Felice” tanto cara a Grillo ma non so quanto cara a tutti gli altri. Specie se questa “decrescita” porterà ulteriore disoccupazione, stagnazione e quant’altro.

Ma non sarebbe stato più bello e vincente dire “Faremo le Olimpiadi” e le faremo alla Grande spendendo con giudizio, con avvedutezza?
O si ha anche qui la certezza di non essere in grado di controllare le cose come sta succedendo con la giunta capitolina?

Non lo so. Ma a me l’idea di dover rinunciare perché in passato abbiamo sbagliato mi sembra una fesseria.
Esasperando il concetto mi sembra come dire “chiudiamo gli ospedali perché in passato qualcuno ci è morto”.
Mi sembra migliore l’idea de “impariamo dagli errori del passato per non farli di nuovo e non farne di nuovi”.

Poi… probabilmente avrà ragione Virginia.