Eroi della patria ed Eroi veri

Chiedo subito scusa se con questo scritto offenderò qualcuno. E soprattutto chiedo perdono a chi, avendo perso un proprio caro, si dovesse sentire offeso da queste mie parole.
Ma non riesco a non esternare alcune perplessità circa la facilità, la retorica e la demagogia con cui in Italia si urla all’Eroe (quello con la “E” maiuscola).

Dal mio personale punto di vista il pensionato che si tuffa in mare per salvare due bambini è un Eroe. L’extracomunitario che perde la vita per un analogo gesto non può non essere considerato un Eroe. Quasi sicuramente entrambi non pensavano certo di dover morire per quello che si apprestavano a fare; ma altrettanto sicuramente non hanno esitato a farlo spinti dall’atavica convinzione che un uomo non può definirsi tale se di fronte ad un suo simile in evidente difficoltà, per di più bambino, non tenta di salvarlo.
Sicuramente avranno avuto paura. E del resto senza “paura” non si potrebbe parlare di “coraggio”; ovvero di un’azione che per la sua natura porta a superare la paura.
Ed il tutto fatto senza nessun secondo fine nè vantaggio economico. Questo direi che vale per chiunque, in analoga situazione, assuma un simile comportamento.

Quando si parla invece della morte di un militare, che ha scelto volontariamente una missione all’estero ottimamente remunerata e propedeutica alla carriera, a causa di un’autobomba o un attacco, frontale o a tradimento, beh francamente, non riesco a considerarlo un Eroe a meno che non sia morto, in seguito a tale attacco, per salvare, proteggere o soccorrere qualcuno, fosse anche un commilitone, conscio del rischio per la propria vita.
Stesso discorso per i tanti, troppi, “pseudo-volontari” di molteplici Organizzazioni non governative che espletano diverse attività, talvolta ambigue ma comunque ben retribuite, in zone di guerra.

Voglio essere chiaro. Non sono certo contento ed assolutamente non mi riconosco in chi esulta per i militari caduti a Nassirya o in Bosnia, Iraq, Afghanistan e via dicendo. Non mi riconosco assolutamente e sono addolorato per la sorte che il destino gli ha riservato.
Ma non riesco a nascondermi che la loro presenza in certi disgraziati luoghi non è quasi mai motivata dal benessere delle popolazioni locali bensì dalla pecunia che ne deriva dall’esserci. Quindi, ai miei occhi, queste sono persone che hanno semplicemente accettato un rischio maggiore e che per quel rischio vengono maggiormente retribuite con inoltre garantita una discreta tutela degli interessi per gli eventuali familiari a casa.
Forse potrei davvero considerarli Eroi se il loro lavoro venisse pagato in modo equivalente al rimanere in Patria. Senza vantaggi aggiunti. Altrimenti sono equiparabili a operai, impiegati o manager in trasferta. Se cadesse un aereo o questo venisse dirottato e gli ostaggi uccisi non si parlerebbe di Eroi ma di Vittime.

Ecco. Ritengo che sarebbe corretta una distinzione tra l’Eroe e la Vittima. Entrambi giustamente da onorare e rimpiangere. Soprattutto per i loro familiari. Soprattutto davanti alla morte che è sempre e comunque un evento doloroso.
Ma le medaglie al valore lasciamole a chi questo “valore” lo ha espresso con assoluto disinteresse. Uniformare tutto sminuisce il gesto compiuto dal vero Eroe.
L’argomento è delicato. Accetto serenamente qualsiasi critica mi possa venir mossa e sono pronto a ricredermi se qualcuno riesce a motivarmi una “visione” diversa dalla mia.

Eroi della patria ed Eroi veriultima modifica: 2008-09-09T08:45:21+02:00da alphaomeg
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