Nazionale Italiana: nel giorno della sconfitta io salgo sul carro dei perdenti

Nei giorni in cui la principale attività dell’italica gente è attaccare la nostra Nazionale di calcio, i nostri giocatori ed il nostro allenatore, etichettandoli con parole di “vergogna e ignominia”, io vorrei uscire dal coro e unirmi agli sconfitti. Anche perchè non voglio mischiarmi alla massa di giornalisti, esperti, concittadini di vario genere, che se solo fosse stato convalidato uno dei due gol non concessi o fosse entrato in rete il tiro all’ultimo secondo di Pepe ora sarebbero qui ad osannare la reazione d’orgoglio, la forza e l’unità del gruppo della nostra squadra e una partita che per pathos avrebbe potuto eguagliare Italia-Germania 4-3 (invito tutti a rivedere nei 90 minuti regolamentari come giocò l’Italia: uno spettacolo penoso edulcorato solo dal ricordo e la lontananza nel tempo).

Se è vero che in generale nel mondo la vittoria ha molti padri mentre la sconfitta è inesorabilmente orfana questo è ancora più valido in Italia.

Ma io voglio far parte di quelli che sanno che non sempre si può vincere e che in un mondiale è bello anche vedere le gioie e le feste altrui. Voglio far parte di quelli che non hanno bisogno sempre di un qualche colpevole, di un capro espiatorio su cui scaricare rabbie, tensioni e fallimenti della propria vita.

Il nostro calcio, purtroppo, oggi come oggi è a questi livelli. Non è colpa di Lippi o dei nostri giocatori. Se l’unica squadra italiana vincente in Europa ed in Italia ha tra le sue file solo stranieri, o quasi, un motivo ci sarà.

Si invocano gli assenti, gli esclusi, i campioni lasciati a casa. E’ sempre stato così. Bearzot portò un PaoloRossi (scritto tutto attaccato come nel mondo viene ancora ora conosciuto) reduce dal calcioscommesse contro i pareri di tutta la Nazione giornalistica che venne clamorosamente sconfessata. Anche Baggio e DelPiero non ottennero molti apprezzamenti.

E comunque molti dei campioni esclusi, per scelta di Lippi o per loro scelta personale, quando hanno giocato, e l’hanno fatto, non hanno trascinato l’Italia verso nessun particolare successo. Troppi, in questi giorni, lo dimenticano.

Se una colpa devo attribuire a Lippi è di essersi trasformato nel tempo dall’orgoglioso condottiero di un gruppo in difficoltà in seguito a Calciopoli nell’arrogante, presuntuoso e un tantino snob personaggio che è riuscito nell’abbastanza complesso compito di rendere antipatica alla sua nazione la sua nazionale.

Ma ecco che quando mi sento di poter giudicare questa colpa del Domenech italiano ed il conseguente ridimensionamento che questo fallimento comporterà nel suo ego, il caro Lippi se ne esce a sorpresa con una forte ammissione di responsabilità e di colpa. Questo ovviamente non attenua la mia delusione ed il mio dispiacere per l’uscita prematura della mia Italia, per la quale tifo seppur in piena Padania. Ma in un Paese dove nessuno si sente mai colpevole di nulla e le motivazioni dei propri insuccessi sono sempre dovuti a fattori esterni (vale nella politica, nello sport, nella vita di noi tutti nessuno escluso) questo gesto gli ridona dignità ed umiltà.

E quando, a seguire, i giocatori si preoccupano di condividere e attribuirsi in egual misura le colpe e la delusione, capisco che forse l’amalgama, il spirito di Gruppo, poteva nascere ed essere forte se solo fosse stato un po’ più umile in partenza.

Questo Mondiale è andato così. E’ già negli annali. Si ripartirà. L’accaduto potrebbe averci insegnato tanto come una preziosa lezione scolastica.

Ma ho la sensazione che anche questa volta troppi alunni erano distratti.

 

Nazionale Italiana: nel giorno della sconfitta io salgo sul carro dei perdentiultima modifica: 2010-06-26T14:17:00+02:00da alphaomeg
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