FIOM: quanta tenerezza e quanta responsabilità

Ero davanti al cancello 2 di Mirafiori, Venerdì sera, il 14.1.2011.
Non sono un operaio nè in alcun modo legato all’indotto Fiat ma visto che abito nelle vicinanze ho sentito la necessità di capire e di esserci in quello che probabilmente per il mondo del lavoro sarà un evento storico, analogo alla marcia dei 40.000 del 1980.
Perchè questo nuovo tipo di contratto e di rapporto tra azienda e suoi dipendenti farà scuola e verrà traslato quanto prima in altre realtà.

Ma lì davanti ho potuto sentire il dolore e percepire l’ansia vera di chi, ricattato (perchè diciamocelo chiaramente così è stato) ha ceduto davanti allo strapotere avversario.
E non poca tenerezza mi ha suscitato l’affetto e la fedeltà che molti operai hanno comunque tributato alla Fiom ed ai suoi rappresentanti.
Una fedeltà quasi cieca. Una temerarietà, con il rischio di perdere il futuro lavoro, che non si riscontrava più da anni neanche presso le famose “tute blu”.

Eppure, cara Fiom, quanto capitale umano e di sentimenti hai saputo accumulare con le tue battaglie… e quanta tua responsabilità ne ha causato lo sperpero.

Tra quelle persone al freddo dei cancelli c’erano padri di famiglia, single lavoratori, madri operaie, persone prossime alla pensione. Tutti preoccupati per il loro futuro. Grigio, dubbioso, fragile.
Mancavano però gli assenteisti cronici, i fannulloni, i perenni cassaintregrati che rifiutano qualsiasi recupero perchè svolgono un secondo lavoro o forse semplicemente perchè “nati stanchi”.
Insomma mancavano quelli che come sindacato, cara Fiom, hai voluto comunque tutelare negli anni, anche davanti all’indifendibile, portando le aziende all’estremo e tutti i lavoratori vicini al baratro.

Vedendo quelle persone piangere, preoccuparsi, discutere, litigare ho pensato a quanta bella Italia c’era di notte davanti a quei cancelli.
Sicuramente molto più bella e onesta di tanta Italia presente nei format, nei reality, nelle Tv, nei palazzi e nelle case private della politica.

Spero che prima o poi questo ti faccia riflettere, cara Fiom. Perchè occorre anche un salto di mentalità. Occorre capire che il padrone non è sempre e solo un nemico da combattere ma è soprattutto un interlocutore da cui ottenere rispetto per il proprio lavoro.
Perchè per quanto possa sembrare banale ancora in molti non capiscono che senza le fabbriche alla fine non ci sarebbero più nemmeno le TuteBlu.

Spero che tu possa alzare la testa, Fiom. Ma una volta alzata che tu sappia guardare anche avanti e non sempre tenere lo sguardo fisso al passato.
Perchè hai un grande, grandissimo capitale umano che ti sostiene, sostiene questo paese e da’ fiducia nel futuro di questa sballottata nazione.

Spero tu possa capirlo. Ne va il bene di tutti noi. Buona Fortuna.

FIOM: quanta tenerezza e quanta responsabilitàultima modifica: 2011-01-17T12:20:00+01:00da alphaomeg
Reposta per primo quest’articolo